Archive for settembre 2004

Finalmente una bella notizia

29 settembre 2004

La liberazione di Simona Torretta, Simona Pari, Mahnaz Bassam e Ra’ad Ali Abdulaziz è una notizia meravigliosa. Ci sarà tutto il tempo per discutere, approfondire, avere dubbi o certezze sui retroscena di quello che è stato un sequestro strano, ora è giusto essere felici.
Mi sembra giusto, però, ricordare anche chi non è stato così fortunato. È stato per puro caso che ho scoperto Bloghdad, il blog che fu di Enzo G. Baldoni. Da oggi è nei link dell’anticostagno.

Impressioni (in ordine sparso) di settembre, parte 6

24 settembre 2004

Ancora due foto del viaggio, stavolta scattate a Edimburgo con la reflex, scansionate e leggermente elaborate con Photoshop.


We against the world.


Acid hostel 2.

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Impressioni (in ordine sparso) di settembre, parte 5

23 settembre 2004


Un tappeto di nuvole e luce… Killarney National Park, Co. Kerry.


Moss grows fat on a rolling stone. Connemara, Co. Galway.

NOTA: ho cambiato una foto in un post precedente. Grazie a Marcuza che l’ha resa più bella.

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Nasce menticreative

20 settembre 2004

Chi mi conosce sa che sono un grande appassionato di fumetti, e se avete letto un mio precedente post, sapete anche che un qualche tentativo, molto timido, per entrare in quel mondo l’ho già fatto. Da questo momento le cose diventano un po’ più serie. Con un gruppo di amici sparsi per l’Italia, quasi tutti provenienti dalla mailing list di ledders abbiamo fondato menticreative, un pool di scrittori (qualcuno di noi ha anche già qualche pubblicazione, non solo fumettistica, alle spalle) che si sono uniti per realizzare storie insieme. Il primo soggetto su cui ci accingiamo a lavorare si chiama (almeno per ora) I frammenti di Zana, basato su un’idea di Emilio Saturnini.
Come ho già scritto sul blog di menticreative, fateci gli auguri, ne abbiamo bisogno.

Impressioni (in ordine sparso) di settembre, parte 4

17 settembre 2004


Guardare l’abisso. Cliffs of Moher, Co. Clare.


Le impronte del gigante. Giant’s Causeway, Co. Antrim.

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Creative Commons per il terzo mondo

15 settembre 2004

Leggo con interesse dal blog di Joi Ito che Creative Commons, l’organizzazione che attraverso le licenze che rilascia (ne trovate una anche qui, basta che scorrete un po’ la pagina) si batte per un’interpretazione un po’ più libera del diritto d’autore, ha lanciato una nuova licenza apposita per i paesi in via di sviluppo.
Questo vuol dire che si può avere il copyright di un prodotto per il mondo occidentale e licenziarlo gratuitamente per i paesi più poveri. Mi pare una iniziativa lodevole e degna del più completo sostegno. Speriamo che anche i grandi se ne accorgano…

Impressioni (in ordine sparso) di settembre, parte 3

14 settembre 2004

Ho scoperto che avere una macchina fotografica digitale ha dei grandi vantaggi. Non ti dà la stessa soddisfazione di una reflex (trovo bellissimo sentire il peso della macchina, scegliere con cura inquadratura ed esposizione e scattare), ma hai la possibilità di fare veramente tutte le foto che vuoi. La macchina che avevo a disposizione (grazie a mio cugino) era una Sony da 2 megapixel con la tendenza a sovresporre pericolosamente tutte le inquadrature con la quale mi sono divertito a scattare foto che normalmente non avrei mai fatto. Avevo deciso di fare una foto minimalista o astratta in ogni ostello, albergo o B&B in cui ci saremmo fermati. Un paio di volte mi sono scordato e in altri casi il risultato è stato peggiore di quanto pensassi (il monitor da un pollice della macchinetta non è esattamente il mezzo migliore per giudicare), comunque queste due sono le migliori fotografie di questa serie.


Acid hostel. Edimburgo.


Rock ‘n’ wood. Killarney.

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L’enigma dei numeri primi

13 settembre 2004

Quando parto per un viaggio porto sempre con me almeno un libro e qualche fumetto. Tutte le volte mi dico “ma sì, tanto ce la faccio a leggere tutto…” e tutte le volte torno a casa avendo sì e no sfogliato qualche pagina. Quest’anno le cose sono andate in un altro modo: lo zaino non aveva abbastanza spazio (meglio portare una felpa in più, se vai in Irlanda e Scozia…), perciò i fumetti sono rimasti tutti sul comodino (dove ancora aspettano che li legga), io ho portato un solo libro, e non ho mai letto tanto in vacanza. Il libro che ha compiuto questo piccolo miracolo è stato una sorpresa assoluta: L’enigma dei numeri primi racconta la storia di un teorema matematico, e dei numerosi tentativi infruttuosi fatti nell’ultimo secolo di dimostrarlo. Ora, per quanto la mia carriera scolastica vanta una maturità scientifica, la matematica è una cosa che ho sostanzialmente scordato nei lunghi anni che ho trascorso all’università, perciò nonostante il fatto che il titolo del libro mi avesse intrigato da subito, temevo di non riuscire a capirci nulla in un labirinto di numeri e formule. Invece Marcus Du Sautoy (che nella vita insegna matematica a Oxford) racconta in maniera abbastanza chiara e discorsiva i fatti storici, i personaggi coinvolti e soprattutto le teorie e gli approcci che sono stati adottati nel corso degli anni per tentare di dimostrare l’Ipotesi di Riemann, che dovrebbe servire per stabilire quanti numeri primi ci sono in un determinato intervallo. Questa ipotesi sembra essere una sorta di Santo Graal per i matematici contemporanei, tanto che è stato offerto un milione di dollari in premio per chi riuscirà a dimostrarla, perché molti teoremi la prendono per buona. Se alla fine questa ipotesi dovesse dimostrarsi falsa, una buona parte della matematica attuale crollerebbe.
Le seicento e passa pagine del libro scorrono lisce e, misteriosamente, ci si ritrova immersi in un mondo fatto di professori tedeschi che vivono chiusi in osservatori, indiani senza preparazione formale che dimostrano teoremi complicatissimi e numeri particolari, divisibili solo per sé stessi e per l’unità, che diventano stranamente affascinanti, che col tempo assumono una grande importanza per la vita odierna (è proprio su alcune proprietà dei numeri primi che si basa uno dei sistemi di crittografia usati attualmente su Internet). La storia dei tentativi di dimostrare l’Ipotesi di Riemann diventa una sorta di racconto di avventure in cui i protagonisti scalano montagne di teoremi e numeri immaginari e scoprono inaspettati legami con altre branche della scienza (pare che una delle vie che sembrano più promettenti per la dimostrazione sia legata alla fisica quantistica). Morale della favola, in 16 giorni di viaggio (o poco più, avevo cominciato a leggerlo qualche giorno prima) ho letto tutto questo saggio e l’ho apprezzato enormemente.
Se volete potete trovare notizie in rete su questo libro qui (mini-sito della Rizzoli sul libro) o qui (il sito ufficiale dell’autore, in inglese).

Marcus Du Sautoy, L’enigma dei numeri primi, Rizzoli, 606 pp., € 20.

Impressioni (in ordine sparso) di settembre, parte 2

10 settembre 2004


Livin’ on the edge. Inishmòr, Aran Islands.


Another brick in the wall. Inishmòr, Aran Islands.

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Impressioni (in ordine sparso) di settembre, parte 1

8 settembre 2004

Non è facile parlare a posteriori di un viaggio, soprattutto se non si è tenuto un diario che sia almeno un po’ preciso. Ero partito per l’Irlanda e la Scozia armato delle migliori intenzioni con un Moleskine a righe di formato grande praticamente nuovo, su cui avevo anche segnato tutti gli indirizzi utili per caricare le foto che avrei fatto con la macchina digitale che mi avevano prestato e postarle in anteprima. Ma il viaggio faticoso, un buon libro (L’enigma dei numeri primi di Marcus du Sautoy, a cui più avanti dedicherò un post) e, forse, la voglia di staccare la testa dalla scrittura, non solo quella del blog, per un po’ hanno fatto in modo che il Moleskine di cui sopra rimanesse quasi sempre chiuso. L’unica cosa che ho scritto per il blog (oltre al post precedente, assolutamente improvvisato) è questa che segue. È incompleta e da rivedere, ma la pubblico così com’è.

25/8, Inishmòr, Aran Islands

Welcome home. L’irlanda ci ha accolti a modo suo: poco sole e tanto calore. Dove mi trovo ora, in cima al forte di Dun Aengus a Inishmòr riesco a vedere l’oceano spazzato dal vento che si infrange sulle scogliere, e mi sento a casa mia.
Anche quando sono venuto qui la prima volta è stato così, ma stavolta la sensazione è ancora più forte. Forse perché già conosco l’atmosfera che si respira, forse perché questa volta sto visitando dei luoghi un po’ più isolati, in cui sembra che il tempo si sia fermato, ma, per molti versi, ho quasi la sensazione di non essere in vacanza. Lo spettacolo che la natura offre da queste parti è incredibile: maestose scogliere a picco sul mare, laghi e passi montani che sembrano usciti da Tolkien, un cielo che cambia in continuazione (spesso tra le infinite varietà di nuvole) e un paesaggio che si snoda tra dolci colline verdi (anche qui con infinite sfumature) coperte da una fittissima rete di bassi muretti di riccia, che delimitano appezzamenti di terreno.

Questo è tutto ciò che è passato dalla penna alla carta, ma molto, molto altro è rimasto dentro e merita di essere raccontato, e cercherò di farlo in questo post e negli altri dedicati a questo viaggio. Spero di riuscire a pubblicare anche alcune delle foto che ho scattato, ma farlo con il template attuale significherebbe massacrare l’impaginazione (anche con immagini di piccole dimensioni). Nei prossimi giorni cercherò di risolvere il problema aggiustando qualcosa, e modificando leggermente il tutto.
Le righe precedenti dovevano proseguire parlando del fatto che gli irlandesi che vivono sulla costa atlantica, e poi anche quelli del Nord sono gentilissimi, tanto da mettere in imbarazzo un turista abituato a convivere con gli italiani. Tanto per fare un esempio avvenuto qualche giorno dopo aver scritto le parole precedenti: sabato pomeriggio, dopo l’orario di chiusura dei negozi a Derry (o Londonderry, decidete voi) scopriamo che l’ostello dove volevamo passare la notte non esiste più (uno dei pochi errori della nostra fida Lonely Planet), così fermiamo un passante per chiedere informazioni. La persona con cui parliamo non ci sa dare indicazioni precise (anche se poi ci offre di passare la notte in un appartamento di cui ha le chiavi, offerta che rifiutiamo), ma due signore che stavano passando ne sanno di più e praticamente ci scortano per un buon pezzo di strada. Mi ha colpito che la gente di un posto che ha avuto tutti i problemi che ha avuto riesca a essere comunque così aperta e disponibile.

A Derry l’aria è strana, diversa da quella che si respira in Eire: sarà che siamo arrivati di sabato pomeriggio (quando tutti i negozi sono chiusi) con poca gente per le strade, saranno i ricordi delle poche notizie note, rinfrescate dalla guida, saranno i gruppi di ragazzi ai bordi delle strade di Bogside (il principale quartiere cattolico della città, dove si svolsero gli eventi della Bloody Sunday), ma l’impressione che ho ricavato dalle poche ore passate in città è che le ferite dei troubles (un understatement decisamente inglese) non siano ancora del tutto rimarginate, nonostante gli accordi di pace. I murales che decorano le case di Bogside sono belli e terribili allo stesso tempo, di una crudezza difficile da descrivere a parole, che spero riesca a trasparire nelle foto che ho fatto, e che raccontano in maniera anche poetica quegli anni. A ripensarci ora, alcune delle scene potrebbero raffigurare i giorni di Genova del 2001, solo per fare un esempio. La scritta You are now entering Free Derry all’entrata di Bogside si può leggere sia come atto di sfida verso l’autorità inglese, ma (mi piace pensarlo) anche come speranza per un futuro di pace e di libertà per un paese che ne aveva bisogno qualche anno fa, e per un mondo che ne ha bisogno oggi forse anche più di ieri.

AGGIORNAMENTO: come potete vedere ho risolto i problemi di impaginazione. Spero che le foto e le immagini che pubblicherò vi piacciano.

continua…